Il termine abilismo deriva dall’inglese ableism, coniato negli anni Ottanta nell’ambito dei Disability Studies, “studi sulla disabilità”, ossia la disciplina scientifica, sviluppatasi in ambiente prevalentemente angloamericano e nordeuropeo a partire dagli anni Settanta, che si occupa della disabilità, non più solo come fenomeno medico individuale, ma in una prospettiva sociale multidisciplinare (politica, storica, culturale, giuridica, pedagogica). Rientrano nell’abilismo azioni e comportamenti di vario tipo, più o meno evidenti, e in alcuni casi non necessariamente consapevoli (e in alcuni casi si parla anche di abilismo interiorizzato nelle stesse persone con disabilità). Fanno parte della narrazione abilista la spettacolarizzazione, il pietismo e gli atteggiamenti paternalistici, il presupposto che la disabilità sia necessariamente una tragedia, un’immensa sfortuna, o la rappresentazione delle persone con disabilità come asessuali a priori o come eterni bambini. Si parla inoltre di linguaggio abilista sia riguardo all’uso di un lessico volutamente offensivo nei confronti delle persone con disabilità, sia nel caso dell’uso metaforico, nel linguaggio comune, di parole ed espressioni come Ma sei sordo? Sei cieco? Sembri un handicappato!, in cui la disabilità viene impiegata come metafora per esprimere qualcosa di negativo, spesso senza una reale consapevolezza da parte del parlante. Le prime attestazioni rintracciabili di abilismo in italiano risalgono al 2006, quando anche l’ambiente accademico italiano inizia a occuparsi dei Disability Studies. (Fonte: Accademia della Crusca)

ABILISMO: Neologismo? No, fenomeno da contrastare.